Cosa hanno in comune una statua dorata della Madonna, il Festival di Sanremo, un carretto, un secchiello pieno di merda, una rana e un uomo che abita in piazza? Apparentemente nulla. Eppure ognuna di queste cose racconta una storia, racconta di persone, di vite, esistenze che si intrecciano, sguardi, abbracci, paure e speranze. Raccontano di una comunità, di un territorio. Raccontano di Albano Sant’Alessandro, storico comune della provincia di Bergamo, posto ai piedi di una collina e della meravigliosa Valle d’Albano. E chi meglio degli Albanensi avrebbe potuto narrare di questa terra? Nessuno, appunto. È così che è nato questo progetto che ha coinvolto gli abitanti di Albano Sant’Alessandro in un laboratorio di narrazione, sfociato poi, in una restituzione pubblica, dove luoghi ed esseri umani, intrecciati, hanno dipinto un affresco identitario. Ma non è finita qui. I testi, le storie, le meravigliose, perché autentiche, narrazioni degli Albanensi, hanno ora un’ulteriore vita, confluendo in uno spettacolo itinerante che, attraversando il paese, ripropone, nei luoghi deputati, le loro storie.