Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini per proteggersi dal freddo. Ben presto però furono troppi vicini e cominciarono a pungersi con le loro spine. Il dolore li costrinse allora ad allontanarsi. Quando il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté la stessa cosa, e ancora e ancora, fino a quando non riuscirono a trovare la giusta vicinanza, che gli consentiva di scaldarsi l’un l’altro senza però arrivare a ferirsi. (Arthur Schopenhauer)
“Tre” desidera proporre una riflessione sul tema della famiglia. Tutte le famiglie cercano di dare al mondo una certa immagine di loro stesse, oggi più che mai con il massiccio utilizzo dei social network. Perché lo fanno? Per consolidare i propri legami di affetto e amore interni, per dimostrare qualcosa, per puro esibizionismo, famigliocentrismo, narcisismo?
Questa è forse la prima domanda che ScenaMadre si è posta e che pone al pubblico senza l’imposizione di dare risposte, forse non riuscendoci del tutto, perché ognuno debba maturare le proprie. Tutte le famiglie hanno una dimensione interiore, conscia e inconscia. Quanto sono realmente libere di svilupparla senza condizionamenti esterni? Forse molto meno di quello che pensano. Quali sono poi i retroscena delle famiglie di oggi? Il loro livello di conflittualità è cresciuto? Lo spettacolo racconta gli alti e bassi di una famiglia dei nostri giorni, con ironia, disincanto e poesia. Una famiglia fatta di relazioni e dinamiche non sempre facili, ma assolutamente necessarie. Una famiglia dove a volte ci si riesce ad ascoltare e capire, a volte decisamente no.
Come nella metafora dei porcospini, i tre personaggi dello spettacolo cercano un equilibrio nel loro essere famiglia, cercando un dialogo che non sia scontro, ma un modo per stare “insieme” davvero. Una vicinanza che gli permetta di dimostrarsi il reciproco affetto, senza ferirsi.