Etty inizia a scrivere sentendosi aggrovigliata di dubbi e perplessità e finisce per risolvere in modo spirituale la sua vita, giungendo ad assumere in sé la responsabilità delle sofferenze del suo popolo. Addirittura Etty non odia i suoi aguzzini ma cerca di riconoscere nei loro volti sfigurati dalla follia, una scheggia di quell’eternità che rende ciascun uomo simile a Dio. La sfera religiosa però rischia di dare una visione univoca del suo pensiero, perché in realtà il divino di Etty è da considerarsi come Anima del mondo, Spirito dell’universo che soffia in ogni manifestazione della vita, ma allo stesso tempo è la Presenza che abita la sfera più intima di ciascuno di noi (Rilke, scrittore da lei amatissimo, ne parla nel suo Libro d’ore). Chi l’ha conosciuta ha confermato che Etty Hillesum fino all’ultimo ha mostrato la sua speciale “luminosa” personalità.